Io sono Charlie. Ecco perché.

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(http://egadgetnieuws.com)
Ho seguito abbastanza scrupolosamente la vicenda #CharlieHebdo, cercando di capire come si sono svolti i fatti. A parte le teorie del complotto e la nuvola confusionaria che si è generata sopra questa discussione nell’opinione pubblica, un polverone si è sollevato.
Un polverone che è veramente molto grande, e che mette in discussione le reali capacità di difesa dei governi. Lo scandalo, che esiste ormai da anni a partire dalle azioni di Julian Assange con WikiLeaks, di Edward Snowden per Datagate e Glenn Greenwald per la libertà di espressione in ambito giornalistico, è ora arrivato ad un punto di saturazione nel quale i cittadini del mondo si sentono veramente più al sicuro nelle mani di un organismo decentralizzato, casualmente organizzato ma con obiettivi ben precisi quale Anonymous.
Proprio Anonymous ha infatti dichiarato guerra agli jihadisti, ed io sono con loro. E sono anche Charlie, ma loro lo sono più di me.
Ci sono 70 milioni di blog nel mondo, i miei blog (questo e Tweaknology), sono due piccoli tasselli di un mosaico enorme che genera informazioni in ogni dettaglio. Sull’informatica, sul settore ludico, su qualsiasi argomento che generi dibattito nell’opinione. Io sono Charlie perché favorisco questo dibattito. Con le mie idee, i miei pensieri e i miei sbagli. Cerco di aiutare le persone che mi leggono a crearsi una coscienza del mondo attuale, a non leggere solo il giornale nazionale che potrebbe non essere informato o non avere lo stesso grado di dettaglio che fornisco io. Il giornalista ha compiuto studi per diventare tale: io invece, ho vissuto sui forum e ho formato la mia mente con una certa cultura che un giornalista non ha. Io non sono un giornalista. Io sono un utente che scrive su internet, che ha il coraggio di esprimere la propria opinione sapendo che potrà essere criticata. È troppo riduttivo affermare che non siamo Charlie perché non abbiamo il coraggio di disegnare vignette ad alto contenuto offensivo nei confronti di religioni, etnie e gruppi sociali e politici. È un modo per togliersi di dosso quella responsabilità che ognuno dovrebbe avere, che sia utente o blogger o giornalista.
Io sono Charlie perché anche se non condivido i temi trattati da Charlie Hebdo, lotto per la libertà di espressione che viene favorita grazie anche alla forza della rete. Un terreno fertile adatto a coltivare qualsiasi opinione, una grande arma a doppio taglio: da un lato luogo dell’intero scibile, dall'altro sede di disinformazione che dobbiamo imparare a individuare.
Io sono Charlie. E se sei un utente della rete, lo sei anche tu.